Metralla Rosa con Carla Tofano
In a rather delicious twist within my multi-layered, multi-faceted relationship with Carla – beyond the obvious physical attraction, identical/compatible outlooks on life, shared intellectual passion for the arts, a desire for travel, open minds and now, Metralla Rosa – there is also, what I think is, an overlooked aspect…
Carla’s talent as a photographer.
Although her love of photography became wonderfully evident to me when she shed tears the first time she saw my photographs in the flesh, her love of all things creative can be traced back to her childhood and the world her parents – in particular her mother – immersed her in. As an adult, Carla’s journalism in Venezuela was linked directly to the arts and music, and of course her recent work as an artists’ model has taken her along a path in which she is transformed daily into works of art.
And very naturally, I believe, on this journey of change, adaptation and evolution that has led to Carla using her body to communicate with, rather than words, she has fully embraced the rise of the selfie in the exploding world of social media. Her fascination for her appearance, physical self and identity has evolved since childhood and grown to play an ever increasing role in her daily psyche.
As selfies have become the perfect medium for women and girls the world over, blossoming, blooming and flowering into the human beings society expects them to be – self aware and self assured in their sensuality, sexuality and individuality – so Carla has become an artist in her own right – her body her canvass, her identity her muse.
While many people bemoan the narcissism of humanity in this new age of social media and selfies, it is too easy to dismiss the ‘self portrait’ as a disease of the twenty first century. Self portraits are not, by any stretch of the imagination new. With the arrival of photography, this exploration of the self – this habit of turning the artists gaze inwards – has grown exponentially. And in the same way that the majority of art produced is considered to be mediocre or bad by critics who should know better than to judge a persons work by the art produced, rather than by what the artist gets out of creating it, a large part of society considers the culture of taking selfies vacuous and vain.
Perhaps, at first glance it could be easy to place Carla’s deep need and desire to explore her image and identity in that camp…but look closer and you will see it as a reflection of her joy of life, her exploration of the self, her love of fashion and image…and yes, her love of photography.
Some of her framing and composition is exquisite, her playfulness and joy contagious, each and every image a window into her mood and soul, as her personality shines through infectiously.
So yes, as with all art forms, there are good and bad artists, self indulgent and shallow artists as well as intelligent and playful, thought provoking and thoughtful, joyful and joyous artists.
And I know what category of artist I consider Carla to be in.
All photos: Carla Tofano. More selfies on our photo page.
Italian & Spanish translations: Valentina Sarno.
In un’adorabile ansa della mia multiforme rapporto con Carla, che si articola su così tanti livelli – al di là dell’evidente attrazione fisica, le nostre uguali o comunque compatibili prospettive di vita, la passione intellettuale che entrambi abbiamo per l’arte in ogni sua espressione, per il desiderio di viaggiare, per le menti aperte e adesso Metralla Rosa – c’è anche quello che secondo me è un aspetto facilmente trascurato.
Il talento di Carla come fotografa.
Per quanto l’amore di Carla per la fotografia si sia rivelato in modo incantevole quando ha versato lacrime la prima volta che ha visto le mie fotografie esposte, il suo amore per tutto ciò che è creativo risale alla sua infanzia e al mondo in cui viveva immersa insieme ai suoi genitori – in particolare sua madre. Il giornalismo di Carla da adulta in Venezuela era direttamente legato alle arti e alla musica, e naturalmente il suo lavoro come modella d’arte l’ha portata lungo un percorso in cui lei tutti i giorni diventava, un opera d’arte.
In modo molto naturale, secondo me, questo percorso di cambiamento, adattamento ed evoluzione che ha portato Carla ad usare il suo corpo per comunicare anziché le parole, ha fatto sì che si adattasse perfettamente all’esplosione dell’Identità che emergeva nel mondo dei social media. Carla è stata affascinata dal suo aspetto, il suo io fisico e la sua identità fin dall’infanzia, e questo si è evoluto sino a giocare un ruolo sempre più importante nelle sue riflessioni quotidiane.
Dal momento che i selfie sono diventati il mezzo perfetto per donne e ragazze di tutto il mondo che vanno sbocciando, fiorendo e sviluppandosi negli esseri umani che la società si aspetta che siano – consapevoli e sicure di sé nella loro sensualità, sessualità e individualità – così Carla è diventata un’artista a tutti gli effetti – il suo corpo la sua tela, la sua identità la sua musa.
Mentre molti si lamentano del narcisismo dell’umanità in questa nuova era dei social media e dei selfie, è troppo facile liquidare l’autoritratto come una malattia del XXI secolo. Gli autoritratti non sono affatto nuovi. Con l’avvento della fotografia, questa esplorazione di sé, questa abitudine di volgere lo sguardo dell’artista verso l’interno, è cresciuta in modo esponenziale. E così come la maggior parte dell’arte prodotta è considerata mediocre o cattiva dalla critica, che dovrebbe sapere che l’opera di una persona non dovrebbe essere giudicata dall’arte prodotta, piuttosto che da ciò che l’artista ottiene dalla sua creazione, gran parte della società ritiene che la cultura del farsi i selfie vuota e vana.
Forse, a prima vista, sembrerebbe facile collocare il profondo bisogno e il desiderio di Carla di esplorare la sua immagine e la sua identità in quel campo….. ma guardate più da vicino e lo vedrete come un riflesso della sua gioia di vivere, del suo esplorarsi, del suo amore per la moda e l’immagine…. e sì, il suo amore per la fotografia.
Alcune delle sue inquadrature e composizioni sono molto raffinate, la sua giocosità e la sua gioia contagiosa, ognuna delle sue immagini è una finestra sul suo stato d’animo e sulla sua anima, poiché la sua personalità risplende e ti cattura.
Quindi sì, come in tutte le forme d’arte, ci sono artisti buoni e cattivi, artisti che si compiacciono di se stessi e superficiali, ma anche artisti intelligenti e ludici, pensanti e riflessivi, gioiosi e pieni di allegria.
E io so bene a quale categoria di artisti appartenga Carla.
All photos: Carla Tofano. More selfies on our photo page.
Translation: Valentina Sarno.
Un toque bastante delicioso de mi multifacética relación con Carla, con quien tengo un vínculo de múltiples dimensiones – más allá de la obvia atracción física, perspectivas idénticas/compatibles de vida, pasión intelectual compartida por las artes, deseos de viajes y aventuras, mentalidades abiertas y ahora, Metralla Rosa – ha sido visitado muy por encima.
Y es el talento de Carla para la fotografía.
Aunque su amor por la fotografía se evidenció magníficamente, cuando la vi derramar lágrimas la primera vez que vió mis fotografías cara a cara, su amor por todo lo creativo se remonta a su infancia y al mundo en el que sus padres – en particular su madre – la sumergieron desde pequeña. De adulta, su experiencia como periodista en Venezuela, estuvo ligada directamente a las artes y la música, y por supuesto su reciente trabajo como modelo de arte la ha llevado a transitar un camino en el que día a día ella misma se transforma en la obra de arte.
De manera muy natural, pienso, durante este viaje de cambios, adaptación y evolución que la ha llevado a utilizar su cuerpo para comunicar, en lugar de utilizar las palabras, Carla ha abrazado plenamente el auge de los selfies y su explosión en el mundo de las redes sociales. Su fascinación por su apariencia, su yo físico y su identidad han evolucionado desde la infancia y han crecido hasta jugar un papel cada vez más importante en su psique cotidiana.
Así como los selfies se han convertido en el medio perfecto de expresión de mujeres y niñas de todo el mundo, que van floreciendo, y se van revelando y develando, como los seres humanos que la sociedad espera que sean – conscientes de sí mismas y seguras de su sensualidad, sexualidad e individualidad – en la misma medida Carla se ha convertido en una artista del genero por derecho propio: su cuerpo es su lienzo, su identidad, su inspiración.
Mientras que mucha gente se lamenta del narcisismo en el que esta sumida la humanidad en esta nueva era de las redes sociales y los selfies, rechazar el “autorretrato” como si fuera una enfermedad del siglo XXI es una salida sin duda simplista. Los autorretratos no son, en ningún caso, un fenómeno nuevo. Con la llegada de la fotografía, esta exploración del yo, esta tendencia de volver la mirada del artista hacia adentro, ha crecido exponencialmente. Y de la misma manera que la mayoría del arte producido es considerado mediocre o malo por los críticos, que deberían saber que no hay que juzgar la obra como la mera apreciación de un resultado, sino en relación a lo que el artista consigue para sí al crearlo, una gran parte de la sociedad considera la cultura del selfie vacua y banal.
Quizás, a primera vista, sea fácil catalogar la profunda necesidad y deseo de Carla de explorar su imagen e identidad como superficial… pero basta con mirar más de cerca para observar como sus autorretratos son un reflejo de su alegría de vivir, de su continua auto-exploración, de su amor por la moda y por la imagen… y sí, de su fascinación por la fotografía.
Algunos de su encuadres y composiciones son exquisitos, su lúdica alegría es contagiosa, y cada una de sus imágenes es una ventana a su estado de ánimo y a su espíritu, que reflejan el brillo infeccioso de su personalidad.
Así que sí, como en todas las formas de arte, hay artistas buenos y malos, artistas indulgentes y superficiales, así como artistas inteligentes y juguetones, provocadores y reflexivos, gozosos y alegres.
Y yo sé bien a qué categoría pertenece Carla.
All photos: Carla Tofano. More selfies on our photo page.
Translation: Valentina Sarno.