Metralla Rosa con Carla Tofano

Yo Soy Deseo

By Carla Tofano

“I Am Desire”

 

I can’t remember when it began, I imagine it has always been so, I have lived at the service of the image that I wanted to embody and at the same time built of myself. I blurred, almost arbitrarily and by all means capriciously, the limits between the desire to be and the action of becoming what I desire.

Naturally, building a self is always based on the idea we have formed of ourselves. That identification, which typically includes aspects beyond our control such as where we were born, what nourished us culturally during our growing stage, and what gender, race and social condition we feel we belong to, is what we usually accept as our identity.

In my case, however, it was my desire to be true to the image and likeness I imagined for myself that allowed me to always feel in perfect harmony with what I deemed to be authentic!

Dreams, desires, yearnings, fantastic visions and heroic or catastrophic ideals have much more to do with me than any conditioning inherited by the imposed morality of any collective vision or outsider’s view.

I’m a journalist and I don’t read the news. I don’t understand the world from the precast scheme of factual information. I am neither pragmatic nor efficient, and my sense of time and space has always been an extremely esoteric entelechy. However, I believe in moral resilience, because I understand that facts alone are not blown away by the wind, and I despise those who do not act consistently with their own professed set of beliefs.

I dream, then I exist. First I desire, then I am desire. For this reason alone, the narrative of my dream of being the woman I am constantly becoming is an exercise of creative resistance, as well as creative work in constant transformation.

Reflecting on this invariably reminds me of Almodóvar‘s cinematic monologue in ‘All About My Mother‘ in which Agrado, a charming transsexual woman, lists all the surgeries she has undergone, and then says:

«[…] you are more authentic the more you resemble what you’ve dreamed of being.»

It is true that if life gives you lemons the most unquestionably sensible thing you can do with them is make lemonade. However, you can always decide what flavour the elixir you plan to drink will have. Having grown up as part of a family in which religious faith was understood as a cultural phenomenon and not experienced as indoctrinating dogma, I always allowed myself the freedom to believe that I would be whatever I decided to be.

In my case, the notion of free will involves the need to daydream. My acceptance of the future as a weave of the possible does not depend on a resolve to act, but on the vitality of the desire that precedes it.

Perhaps that is why, from a very young age, I decided to be tall while short, to be close while elusive, to be simple while strange, to be plain while deep, to be soft while hard and to be dark while bright.

I decided to be exotic and I am, I decided to be imaginary and I only exist in my effort to recreate my own outlandish fiction. I decided to be a contradiction and while being close and submissive I was also incorrigibly indomitable and incendiarily capricious.

Nowadays, I continue to be the protagonist of the story I once wanted to tell, and although it has changed over time as life threw lemons at me, I become increasingly like myself. Every aspect of the puzzle that puts me together speaks of the woman that my freedoms and limitations have allowed me to envision.

I am the spell of a projection, and I can’t think of anything more authentic, reliable and sincere than to describe myself as the materialisation of a vision that is by all means foolish and imprudent and that has only been faithful to the delusions of its own fiction.

I – as well as you, perhaps – am only desire. And that’s why I’ve also been an art model. To create from the created being. To multiply the reflection of my inner mirror, in the image of the person who observes me believing they are copying a reality that only exists because of my own imagination.


Credits

Cover Photo: Carla in Montepulciano, Italy by Toby Deveson. August 2019.
Translation: by Valentina Sarno.

“Sono Desiderio”

 

Non ricordo quando iniziai, suppongo fosse da sempre, a vivere al servizio dell’immagine che desideravo rappresentare e allo stesso tempo costruire di me stessa, sfumando in modo quasi arbitrario e decisamente capriccioso i confini tra il desiderio di essere e l’azione di divenire ciò che desideravo.

Naturalmente, la costruzione dell’essere si basa sempre sull’idea che proviene dall’io. Ci identifichiamo con aspetti quasi sempre fuori dal nostro controllo; dove siamo nati, cosa ci ha nutrito culturalmente in fase di crescita, e a quale sesso, razza e condizione sociale apparteniamo: questo è ciò che di solito accettiamo come identità.

Eppure, nel mio caso è stato il desiderio di essere immagine e somiglianza della fantasia che avevo che mi ha permesso di sentirmi sempre in perfetta armonia con ciò che per me è l’autenticità!

Sogni, desideri, brame, aneliti, visioni fantastiche e ideali eroici o catastrofici sono più parte di me di qualsiasi condizionamento ereditato dalla moralità imposta dalla visione collettiva o da uno sguardo esterno.

Sono giornalista e non leggo notizie. Non capisco il mondo dallo schema prefabbricato dell’informazione verace. Non sono né pragmatica né efficiente, e il mio senso del tempo e dello spazio è sempre stato un’entelechia estremamente esoterica. Tuttavia, credo nella solidità morale, perché capisco che i fatti sono l’unica cosa che cambiano con il vento, e disprezzo coloro che non agiscono in modo coerente con il loro Verbo indottrinante.

Sogno, quindi esisto. Prima desidero, poi sono desiderio. Semplicemente per questo motivo la narrativa del mio sogno di essere la donna che sono in essere è esercizio di resistenza creativa e pratica creativa in costante trasformazione.

Riflettere su questo mi ricorda sempre il monologo cinematografico di Almodóvar in “Tutto su mia madre” in cui Agrado, un’affascinante donna transessuale, dopo aver elencato tutti gli interventi che ha subito, dice:

« […] una è più autentica, quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa.»

È vero che se la vita ti dona limoni non c’è niente di più sensato da fare che farci una limonata. Tuttavia, tu puoi sempre decidere che sapore avrà l’elisir che intendi bere. Cresciuta in una famiglia in cui la fede religiosa era intesa come fenomeno culturale e non vissuta come un dogma indottrinante, mi sono sempre concessa la libertà di credere che sarei stata quello che avrei deciso.

L’idea del libero arbitrio per me implica la necessità di poter sognare ad occhi aperti. Accettare il futuro come intreccio di ciò che è possibile non dipende dal determinarsi dell’azione, ma dalla vitalità del desiderio che la precede.

Forse è per questo che fin da giovanissima ho deciso di essere alta seppur bassa, di essere intima seppur schiva, di essere semplice seppur strana, di essere superficiale seppur profonda, conciliante seppur dura ed essere scura, seppur chiara.

Ho deciso di essere esotica e lo sono, ho deciso di essere immaginaria ed esisto solo nel mio sforzo di ricreare la mia folle finzione. Ho deciso di essere una contraddizione e, seppur intima e remissiva, sono stata anche incorreggibilmente indomabile e incendiariamente capricciosa.

Oggi sono ancora la protagonista della storia che un tempo volevo raccontare, e anche se questa è cambiata man mano che la vita mi buttava addosso limoni, inizio sempre più ad assomigliare a me stessa. Ogni tassello del puzzle che mi compone parla della donna che le mie libertà e i miei limiti mi hanno permesso di immaginare.

Sono l’incantesimo di una proiezione, e non riesco a pensare a nulla di più autentico, affidabile e sincero che descrivermi come la materializzazione di una visione chiaramente stolta e imprudente, che ha saputo solo essere fedele alle illusioni della propria finzione.

Io, forse come te, sono solo desiderio. Ed è per questo che sono stata anche modella d’arte. Per creare dall’essere creato. Per moltiplicare il riflesso del mio specchio interiore, nell’immagine di chi mi osserva credendo di copiare una realtà che esiste solo grazie alla mia fantasia.


Crediti

Cover Photo: Carla in Montepulciano, Italy by Toby Deveson. August 2019.
Translation: by Valentina Sarno.

No recuerdo desde cuándo, supongo que desde siempre, he vivido al servicio de la imagen que deseo encarnar y al mismo tiempo construir de mi, desdibujando de un modo casi arbitrario, y a todas luces caprichoso, los límites entre el deseo de ser y la acción de convertirme en lo que deseo.

Claro está, la construcción del ser pasa siempre por la idea que nos vamos haciendo del yo. Y esa identificación, que muchas veces tiene más que ver con aspectos fuera de nuestro control: dónde nacimos, qué nos alimentó culturalmente en etapa de crecimiento, y a qué género, raza y condición social nos ceñimos, es lo que solemos aceptar como identidad.

Sin embargo, en mi caso, ha sido mi deseo de ser a imagen y semejanza de mi propia fantasía, lo que me ha permitido sentirme siempre en perfecta sintonía con lo que para mí es autenticidad !

Los sueños, los deseos, los anhelos, las visiones fantásticas y los ideales heroicos o catastróficos, tienen mucho más que ver conmigo, que cualquier condicionamiento heredado por la moral impuesta desde la visión colectiva o por la mirada externa.

Soy periodista y no leo noticias. No entiendo el mundo desde el esquema prefabricado de la información veraz. No soy pragmática, ni eficiente, y mi sentido del tiempo y el espacio ha sido siempre una entelequia sumamente esotérica. Sin embargo, creo en la solidez moral, porque entiendo que los hechos son lo único que no se lleva el viento, y desprecio a quienes no actúan consecuentemente con su verbo adoctrinador.

Me sueño, luego existo. Primero deseo, luego soy deseo. Solo por ello la narrativa de mi sueño de ser la mujer que voy siendo, es un ejercicio de resistencia creadora y una práctica creativa en constante transformación.

Reflexionar acerca de esto me hace invariablemente recordar el monólogo cinematografiado de Almodóvar en ‘Todo Sobre mi madre’ en el que ‘Agrado’, una encantadora mujer transexual, después de enumerar todas las cirugías que se ha hecho, dice:

“Una es más auténtica cuanto más se parece a lo que ha soñado de sí misma”

Es cierto que si la vida te da limones no existe nada más sensato que hacer con ellos limonada. Sin embargo, siempre puedes decidir qué sabor tendrá el elixir que planeas beber. Habiendo yo crecido como parte de una familia en la que la fe religiosa era entendida como un fenómeno cultural y no vivida como dogma adoctrinante, siempre me permití la libertad de creer que yo sería lo que decidiera.

En mi caso, la idea de libre albedrío pasa por la necesidad de soñar despierta. Mi aceptación del futuro como entramado de lo posible, no pasa por la determinación de la acción, sino por la vivacidad del deseo que la antecede.

Quizás por ello desde muy joven decidí ser alta siendo baja, ser cercana siendo esquiva, ser simple siendo extraña, ser llana siendo profunda, ser blanda siendo dura y ser oscura, siendo clara.

Decidí ser exótica y lo soy, decidí ser imaginaria y solo existo en mi empeño por recrear mi propia ficción descabellada. Decidí ser contradicción y siendo cercana y sumisa he sido también incorregiblemente indómita e incendiariamente caprichosa.

Hoy por hoy, sigo siendo el personaje protagónico de la historia que alguna vez quise contar, y aunque la misma ha ido cambiando a medida que la vida me ha ido lanzando limones, cada vez me parezco más a mi. Cada aspecto del rompecabezas que me arma, habla de la mujer que mis libertades y mis limitaciones me han permitido envisionar.

Soy el hechizo de una proyección, y no se me ocurre nada más auténtico, fidedigno y sincero que describirme como la materialización de una visión a todas luces insensata e imprudente que solo ha sabido serle fiel a los delirios de su propia ficción.

Yo – quizás como tu- soy solo deseo. Y por eso también he sido modelo de arte. Para crear desde el ser creado. Para multiplicar el reflejo de mi espejo interior, en la imagen de quien me observa creyendo copiar una realidad que solo existe gracias a mi propia fantasía.


Creditos

Cover Photo: Carla in Montepulciano, Italy by Toby Deveson. August 2019.


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